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Come individuare e utilizzare le fonti?

Organizzare un impianto bibliografico per la propria tesi è un lavoro che richiede l’utilizzo di diverse risorse.

Di seguito alcune regole per rendere il lavoro di selezione il più completo possibile.

  1. Contestualizzare. È buona regola partire da manuali di carattere generale e completi, come monografie dedicate a un autore o a un movimento, perché forniscono sia un contesto del fenomeno che si sta studiando sia una corposa bibliografia di cui ci si può avvalere. Ad esempio, se la tesi è dedicata al Doktor Faustus di Thomas Mann, è importante consultare il Thomas Mann Handbuch. Oppure, se si sta studiando un autore del Romanticismo italiano, è bene lavorare con un manuale che lo incaselli nel fenomeno, contestualizzandone l’opera. Cercare di non limitare la propria ricerca nel catalogo a “Thomas Mann Doktor Faustus”. Questo può sì aiutare a trovare immediatamente una selezione di saggi e articoli specifici, ma preclude una grande quantità di fonti meno direttamente collegate, il cui contributo sarebbe tuttavia fondamentale.
  2. Utilizzare fonti cartacee e digitali. Gli articoli di rivista online sono sicuramente importanti per il lavoro, ma è importante non limitarsi a questi. A riguardo di ciò la consultazione di libri in biblioteca è presupposto fondamentale del lavoro. Come già anticipato, nei libri è presente una selezione bibliografica che può essere molto utile per la tesi: consultarla permette di semplificare il lavoro di ricerca delle fonti e renderlo più autorevole ed efficace.
  3. Schedare le fonti bibliografiche consultate. Le fonti che si consultano per una tesi sono tante e complesse. È impossibile pensare di leggerle e ricordarsi esattamente cosa si è letto e dove. Inoltre, se non si cita correttamente la fonte da cui si è presa l’informazione, si rischia di plagiare (cfr. capitolo 3).

Pertanto, quando si consulta una fonte, è bene:

  • Riassumere i concetti chiave e le informazioni importanti per l’elaborato;
  • Prendere nota delle citazioni di interesse, copiandole e segnando il numero di pagina;
  • Annotare gli estremi bibliografici, per poi citarli correttamente nelle note e nella bibliografia.

Ciò consente di gestire il lavoro in maniera organica e organizzata, senza il rischio di dimenticare informazioni importanti, soprattutto se le fonti devono essere restituite e non possono più essere consultate.

In certi casi, inoltre, le fonti a disposizione sono tante ed è necessario fare una scelta. Come individuare le fonti più adatte?

  • L’affidabilità scientifica. È meglio selezionare materiale accademico, quando possibile: un manuale scientifico è più autorevole di un articolo letto in un blog. Nello specifico, è importante domandarsi:
  • L’autore: è un accademico? Le sue pubblicazioni sono presenti in monografie o riviste accademiche?
  • La rivista: è scientifica? È peer-reviewed? È, cioè, una rivista dove gli articoli vengono selezionati e rivisti da una cerchia di esperti del settore prima di essere pubblicati? Questo garantisce l’idoneità del contributo.
  • La casa editrice: è scientifica? È specializzata nell’ambito della ricerca?
  • La fonte: è citata correttamente? Esistono degli estremi bibliografici precisi?
  • L’aggiornamento. Se si prende in esame un articolo scritto negli anni Cinquanta potrebbe essere non aggiornato. Cercare il più possibile di studiare fonti recenti.
  • La tipologia di fonte. Salvo eccezioni, è bene utilizzare sempre materiale scientifico. Evitare siti web poco autorevoli, blog, Wikipedia, post sui social media, riviste non accademiche o scientifiche, forum, ecc. Per trovare fonti autorevoli, servirsi delle numerose proposte di cataloghi e banche dati precedentemente citati.

ULTIMO AGGIORNAMENTO

09.10.2025

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